Se ti stai chiedendo se vale la pena percorrere i circa 50 km che da Palermo servono per raggiungere il parco archeologico di Himera, ti rispondo di sì! Il Sito merita, per quanto la distanza lo penalizzi. Ci sono da vedere quel che rimane del magnifico Tempio della Vittoria, la planimetria della città antica, ma soprattutto c’è da immergersi in un epoca remota della storia siciliana esplorando l’Antiquarium e il Museo Pirro Marconi che si trovano nell’area archeologica.
Prima però, è bene conoscere un po’ di storia di questa città che ebbe un’esistenza brevissima: appena 240 anni, prima di essere distrutta e abbandonata definitivamente.
La breve Storia della città di Himera
Situata in una posizione strategica, al centro di un ampio golfo coronato dalle Madonie a oriente e dal Monte San Calogero a occidente, la città di Himera deve il suo nome all’odierno “Fiume Grande” che percorre ancora quella zona tra Cefalù e Termini Imerese.
Le origini della colonia greca, secondo la testimonianza di Diodoro Siculo, risalgono al 648 a.C., quando un gruppo proveniente da Zancle (Messina), insieme a un gruppo di esuli siracusani chiamati Myletiadi, per ragioni sconosciute si spostarono in quella zona dando inizio all’edificazione dell’abitato.
Dal primo nucleo urbano, la città di Himera si estese su diversi livelli: la città bassa sul pianoro di Buonfornello, delimitata dal fiume e dalla spiaggia, mentre la città alta si sviluppò sulle sue pendici orientali e sulla vasta area sopra la collina. I diversi isolati erano disposti in senso est-ovest, con le case disposte con regolarità e separate da spazi per i collegamenti interni (gli ambitus) e attraversati da grandi strade (plateiai) che consentivano la viabilità.
Nella parte alta della città di Himera si trovava l’area sacra del Temenos di Athena, delimitata da un muro perimetrale, in posizione dominante sulla città bassa. Questa area conteneva diversi edifici di culto a oikos, cioè costituiti da un vano allungato, con ingresso sul lato corto, altari e un colonnato di accesso sul lato occidentale.
Si possono riconoscere anche i resti dell’abitato di età arcaica risalente alla seconda metà del VII secolo a.C. e quelli di un insediamento preistorico su cui è stato eretto un piccolo santuario urbano, attribuito alla dea Demetra.
Un muro di cinta in mattoni crudi sopra blocchi di pietra calcarenitica doveva difendere quella parte della città dove era eretta anche una grande torre con blocchi di pietra.
La parte bassa della città con i pochi resti di tessuto urbano era dominata dal grande Tempio della Vittoria circondato da un muro perimetrale che racchiudeva un santuario.
All’esterno del centro abitato erano posizionate le necropoli. Finora ne sono state identificate tre: una che si estende oltre il fiume verso la costa sulla piana di Pestavecchia, una verso l’entroterra nel cozzo Scacciapidocchi e la terza nel Piano di Buonfornello, ad ovest della città. Dall’analisi delle tombe si capisce che il rito principale adoperato dagli Imeresi era l’inumazione, benché siano presenti anche segni di incenerimento: commovente è vedere i numerosi enchytrismoi, vasi di terracotta, all’interno dei quali venivano deposti i resti dei bambini deceduti.
La città assunse rapidamente un ruolo centrale nella storia dell’isola, tanto da diventare un importante centro commerciale e culturale. La sua posizione strategica la rese un punto di incontro tra le culture greca e fenicia, che contribuì a farla prosperare, ma anche a renderla teatro di conflitti significativi che ne avrebbero decretato la prematura fine.
La battaglia di Himera e le conseguenze fino alla distruzione della città
La città di Himera deve la sua fama storica per la nota battaglia del 480 a.C., nella quale una coalizione di Siracusani, Agrigentini e Imeresi sconfisse l’esercito punico, che intendeva espandere il suo dominio nella parte orientale dell’isola.
Ultimo baluardo ad ovest della Sicilia greca, Himera si trovava in una posizione ambita dalle diverse polis più potenti che la circondavano: Agrigento e Selinunte a Sud, Zancle e Siracusa a Est, la Palermo punica a ovest.
In un “gioco” di alleanze e tradimenti, ad un certo punto si arrivò ad un conflitto inevitabile tra le potenze greche alleate fra di loro contro le forze cartaginesi, guidate Amilcare I. Nel 480 a.C. la battaglia ebbe fine con la vittoria dei greci, con l’aiuto dell’esercito inviato dal tiranno di Siracusa Gelone.
Il tempio della Vittoria
A celebrare la vittoria greca nella battaglia di Himera fu eretto nella parte bassa della città, un tempio, in onore probabilmente della dea della Vittoria, Nike o di Atena, simile ad uno costruito a Siracusa nello stesso periodo, forse per celebrare la medesima vittoria.
Il Tempio della Vittoria, lungo circa 55 metri e largo 22, era costruito in stile dorico, con le caratteristiche tipiche dell’architettura greca classica. Con 14 colonne maestose sul lato lungo e 6 su quello corto, la struttura doveva riflettere eleganza e forza. Le dimensioni del tempio e la sua posizione strategica lo rendevano visibile da lontano, sottolineando l’importanza della vittoria e il potere della città.
Oggi si vede quel poco che resta, con il grane basamento gradonato e i tronconi delle colonne, ma quando era ancora in piedi doveva essere molto ben decorato con sculture e rilievi sul frontone e i doccioni di pietra, a forma di testa di leone, in origine dipinte a colori vivaci. Una ricostruzione in miniatura è visibile all’interno del Museo Pirro Marconi, mentre altri reperti sono conservati nel Museo Archeologico Salinas di Palermo.
La fine della città di Himera
Nonostante il periodo di prosperità dopo la vittoria del 480 a.C., nel corso del V secolo a.C. le tensioni interne e la rivalità con altre colonie greche, portarono a un indebolimento della città che incoraggiò un’altra offensiva delle forze cartaginesi.
Nel 409 a.C. sotto la guida di Annibale Magone, nipote di Amilcare, i cartaginesi attaccarono Himera e, dopo diversi tentativi, riuscirono a penetrare in città in parte evacuata. La conquista fu brutale: Himera fu rasa al suolo e la maggior parte degli abitanti fu massacrata o ridotta in schiavitù. il sito della polis rimase abbandonato e i pochi superstiti, insieme a gruppi di origine cartaginese, ricostruirono poco dopo una centro abitato nell’area dell’odierna Termini Imerese.
L’Antiquarium e il Museo Pirro Marconi
L’Antiquarium di Himera, posto nella parte alta del Parco archeologico, è per lo più dedicato all’area dell’abitato. Conserva i reperti rinvenuti negli scavi dell’area e in quelli del territorio centro settentrionale della Sicilia. Vi sono conservati gli altari domestici, i frammenti di grandi bacini di terracotta, anfore per il trasporto di materiale e le ceramiche. Vi è inoltre una ricca selezione di corredi funerari.
Nel Museo Pirro Marconi, visitabile nell’area del Tempio della Vittoria, sono conservati i rinvenimenti delle aree delle necropoli ma soprattutto è suggestiva la ricostruzione degli avvenimenti cruciali della città di Himera. Il museo si suddivide in diverse aree tematiche che ripercorrono la storia della colonia di Himera, con attività didattiche e proiezioni di filmati sulla storia della colonia, in particolare sulla ricostruzione delle battaglie di Imera del 480 a.C. e del 409 a.C.
Si possono vedere le tipologie funerarie della necropoli con i rinvenimenti delle fosse comuni e degli scheletri dei cavalli delle due battaglie di Imera. Interessante è il plastico ricostruttivo del tempio e le teste leonine dei doccioni.
Area archeologica di Himera: informazioni
Contrada Buonfornello – Termini Imerese Tel 0918140128
Da Palermo: seguire l’autostrada E90 uscire a Termini Imerese e continuare verso Agglomerato Industriale. Oppure uscire a Campofelice di Roccella e tornare verso Termini Imerese.
Orario di apertura: Estivo: da lunedì a sabato 9:00 – 18:30 (ultimo ingresso 17:30);
Invernale: 9:00 – 17:30 (ultimo ingresso 16:30);
Domenica e festivi: 9:00 – 13:00
Ingresso a pagamento: 5€ – 2,50€ ridotto
Gratis le prime domeniche del mese e in eventi speciali
info biglietteria: biglietti parchi archeologici regionali
sitoweb: parchiarcheologici.regionesicilia.it