Il nome di Chimica Arenella forse non dirà niente ai più giovani, mentre qualcuno forse ne ricorderà le vicende passate, purtroppo molto spesso costituite da eventi negativi che hanno portato questo importante polo industriale al suo attuale stato di abbandono.
La sua storia inizia nel 1909, quando un gruppo di imprenditori tedeschi decise di espandere i propri interessi nell’industria chimica in Italia. Tra le varie opzioni, il gruppo trovò l’appoggio di alcuni investitori siciliani, che spinsero per far fondare l’Industria Chimica Goldenberg a Palermo, allora sede di importanti società e rinomati imprenditori, come ad esempio la famiglia Florio.
Dovendo optare per un luogo che consentisse un agevole carico e scarico merci dal mare, si decise di installare il grande impianto nella borgata dell’Arenella, allora in fase di espansione. Furono costruiti due moli industriali e 14 edifici in cui produrre sostanze essenziali per la vita e le industrie dell’epoca, ad esempio acido citrico dagli agrumi, acido solforico dallo zolfo, cremor tartaro dai vigneti e altre produzioni legate alla trasformazione di materie prime siciliane.

Nel 1913 iniziarono le attività e, grazie al sostegno economico del governo italiano e alla esperta manodopera quasi interamente tedesca, nel giro di poco tempo l’industria crebbe in produzione e importanza.
Tuttavia la storia aveva qualche sorpresa in serbo. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, che vide Germania e Italia in schieramenti contrapposti, tutti gli operai ed i dirigenti tedeschi vennero richiamati in patria e l’azienda passò in mano ai siciliani, rivelandosi fondamentale nella produzione di medicine e disinfettanti per la fornitura degli ospedali.
In questa occasione il nome di Chimica Goldenberg venne cambiato in Chimica Arenella insieme alla ragione sociale, per evitare che l’azienda venisse confiscata come possedimento tedesco.
Nonostante la nuova italianissima “facciata”, erano molte le voci che correvano a Palermo circa un possibile coinvolgimento segreto dell’industria chimica nell’approvvigionamento di materie prime (come lo zolfo) all’esercito tedesco. Sui giornali locali furono pubblicati diversi articoli sulle presunte attività di contrabbando verso il nemico, tuttavia nessuno fu mai in grado di provarlo e con il passare del tempo le accuse caddero nel vuoto.
Negli anni successivi le attività di produzione crebbero e l’impianto divenne per un breve periodo il maggiore produttore di acido citrico in Europa. Durante gli anni ‘40, contestualmente allo svolgimento della Seconda Guerra Mondiale che questa volta vedeva la Germania come un’importante alleato militare e commerciale, la Chimica Arenella si distinse per l’esportazione di beni e materie prime, nonché l’inizio di altre importanti produzioni, come lieviti di birra, melasse, succhi, essenze e zuccheri. Nel 1943 si iniziò anche a fabbricare pectina e alcool dalle carrube, altra materia prima simbolo della Sicilia.

Come molte altre industrie siciliane, dopo la guerra le cose non andarono nel verso giusto. Una serie di amministrazioni fallimentari, spesso pilotate da forti interessi politici (e talvolta mafiosi) causarono un lungo declino delle strutture e delle produzioni, minate anche da forti concorrenti che invece nel resto d’Italia traevano vantaggio dal boom economico.
Dopo diversi decenni all’insegna di cattivi investimenti, commissariamenti, scandali e forti indebitamenti, l’industria chiuse definitivamente nel 1987, restando quasi completamente abbandonata al tempo e al degrado.
Nonostante le numerose proposte legate ad una rivalutazione e riutilizzo di questi preziosi spazi, negli ultimi 30 anni non si è ancora trovata una soluzione che restituisca valore e dignità a questo pezzo di storia palermitana.