Come è nato il Parco della Favorita?

La storia del polmone verde della città

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Tutti conosciamo il Parco della Favorita come il polmone di Palermo, un’oasi in cui l’urbanizzazione selvaggia non è mai riuscita a prendere il sopravvento. Ma come è nata questa vasta area verde che, seppur con fortune alterne, è diventata un punto di riferimento per lo svago di molti palermitani?

La storia della Favorita

Re Ferdinando III di Borbone

La storia inizia nel giorno di Natale del 1798, quando re Ferdinando III di Borbone, in fuga da Napoli a causa dell’arrivo delle truppe napoleoniche, decise di imbarcarsi frettolosamente sulla nave inglese Vanguard alla volta di Palermo, dove arriverà la mattina del 26 dicembre.

I sovrani si sistemarono inizialmente nel Palazzo Reale che, per quanto splendido, non era affatto attrezzato per accogliere le esigenze della corte di Napoli, tanto che la regina Maria Carolina lo definì “inabitabile”, poiché freddo, scomodo e privo di qualsiasi comodità a cui i sovrani erano abituati.

Come sappiamo re Ferdinando era tutto fuorché un attento amministratore degli affari del regno e preferiva affidare queste materie impegnative alla moglie e ai ministri, dedicando tutto il suo tempo agli ozi e alla vita di campagna. Così il suo primo pensiero una volta approdato in Sicilia fu: “Adesso dove andrò a cacciare?”.

Per questo non ci sorprende che i primi di gennaio, pochi giorni dopo il suo arrivo, il re avesse già acquistato la “Casena” ai colli appartenente a Giuseppe Lombardo, Barone della Scala, con lo scopo di costruirvi attorno un vasto parco in cui poter andare a caccia, ma anche dedicarsi alle coltivazioni e all’allevamento di animali.
La Casena, oggi divenuta la Palazzina Cinese, era un edificio in legno che già allora presentava i caratteri orientaleggianti che lo caratterizzano e che fecero colpo sul sovrano.

Subito dopo l’acquisto l’architetto Venanzio Marvuglia fu ingaggiato per attuare alcune modifiche necessarie alle esigenze reali e al suo immediato utilizzo, pur senza modificarne lo stile originale.
Contestualmente acquistò altri terreni limitrofi, andando a costituire il vasto parco che dalla Piana dei Colli arrivava sino alla palude di Mondello.

Lo chiamò “La Favorita” come la reggia di Portici a cui era molto affezionato.

Qui, vi fece impiantare numerose strutture agricole, oltre che frutteti, vigneti, orti, uliveti e un’ampia zona boscosa da utilizzare come riserva di caccia. L’area divenne così produttiva che il sovrano decise di acquistare un negozio in via dei Cappuccini in cui vendere le numerose eccedenze che non potevano essere consumate dalla sua corte.

Parco della Favorita
Veduta aerea del Parco della Favorita

Dopo un breve ritorno a Napoli, nel 1806 re Ferdinando tornò a Palermo e continuò a dedicarsi alle sue attività bucoliche, facendo ricostruire in muratura la Palazzina Cinese e realizzando i lunghi viali (tutt’ora esistenti) allo scopo di muoversi agevolmente all’interno della grande proprietà.
La costruzione di strutture, edifici e migliorie nel Parco della Favorita proseguì sino al 1812 quando, per sfuggire alle pressioni della diplomazia internazionale e ai suoi doveri di sovrano, Ferdinando decise di fingersi malato, delegando tutti i suoi poteri al figlio Francesco e ritirandosi nella tranquilla riserva di caccia della Ficuzza.

Tornato definitivamente a Napoli nel 1815, il parco restò immutato sino alla cacciata dei Borbone, nel 1860. I Savoia, divenuti nuovi proprietari della riserva, decisero di aprirlo al pubblico, per svolgervi attività sportive e mondane, sino agli anni ‘20, quando re Vittorio Emanuele III decise di destinare parte dell’area ad attività belliche. Vi si costruirono caserme, depositi e persino un hangar per dirigibili.
La Palazzina Cinese e gli edifici limitrofi furono assegnati al Ministero della Pubblica Istruzione e all’istituzione del museo Pitrè, mentre alcune aree meno rilevanti furono cedute al Comune di Palermo perché ne destinasse l’uso a strutture di svago per il pubblico, come ad esempio impianti sportivi come l’attuale stadio Renzo Barbera.

Dopo tanti anni in cui sono state avanzate numerose proposte per l’utilizzo e la rivalorizzazione della Favorita, la situazione è quella che oggi conosciamo. Questo polmone verde, miracolosamente sfuggito all’urbanizzazione indiscriminata, oggi rappresenta ancor di più l’oasi di pace che re Ferdinando sognava, un luogo in cui la natura è ancora predominante sul caos della città.

Fonti: Wikipedia – Ferdinando III di Sicilia
R. La Duca – Cercare Palermo vol. II

Foto: Siculdrone

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Samuele Schirò
Samuele Schirò
Direttore responsabile e redattore di Palermoviva. Amo Palermo per la sua storia e cultura millenaria.

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