Il 15 Dicembre 1590, Palermo fu coinvolta in un tragico evento, destinato a sconvolgere l’intera cittadinanza. Nel porto della Cala infatti il crollo di un pontile di legno causò la caduta in mare di centinaia di uomini, donne e bambini. Questo incidente costò la vita a circa 250 persone, tra cui moltissimi tra nobili e alte cariche del regno, fatto che all’epoca amplificò ulteriormente la commozione per tale episodio.
Ecco cosa accadde.
Il crollo del pontile della Cala
Del viceré Diego Henriquez de Guzman conte di Albadelista, noi Siciliani non abbiamo conservato proprio un bel ricordo. Nei suoi 7 anni di governo si sono susseguite carestie, malcontenti e sciagure, manco avesse rotto uno specchio nel giorno del suo arrivo a Palermo.
Pronti, via, nel 1586, a meno di un anno dal suo arrivo, si trovò a gestire una delle più gravi carenze di grano di quell’epoca, resa ancora peggiore da un gravissimo errore di valutazione delle autorità. Credendo pieni i depositi granari con cui si sopperiva alle emergenze e agli anni di magra, il Senato non si preoccupò di rifornirsi per tempo. Quando invece, aperte le fosse, si scoprì che i granai erano praticamente vuoti, era ormai troppo tardi per garantire il pane a tutta la città, che rimase così a lungo a patire la fame.
Alla fine il grano arrivò dalla Spagna, ma il malcontento continuò a covare tra il popolo anche negli anni successivi.
Non si può dire che la colpa fosse tutta sua, d’altronde non è compito del viceré andare fisicamente a controllare che tutti i granai siano effettivamente pieni, ma ormai abbiamo capito che il de Guzman era un uomo abbastanza sfortunato, e lo fu anche in occasione della tragedia avvenuta qualche anno più tardi, di cui suo malgrado fu protagonista (anzi per poco non ci rimase secco anche lui).
Ciò che successe fu che nel Novembre 1590 il viceré e il suo seguito, si recarono in pellegrinaggio a Messina, per rendere omaggio ai resti del corpo di San Placido, recentemente ritrovati. Di ritorno a Palermo, come di consueto, era stato preparato un comitato di benvenuto ad attendere l’arrivo della galea in cui viaggiava il conte di Albadelista.
Per facilitare le operazioni di sbarco, e per poter accogliere la gran folla di senatori, prelati ed alti funzionari accorsi a dare il bentornato alla corte vicereale, alla Cala, nei pressi della chiesa della Madonna di Piedigrotta, fu costruito un grande pontile di legno presso il quale l’imbarcazione regia avrebbe effettuato l’attracco.
Probabilmente a causa dell’eccessiva folla, o forse addirittura a causa di un forte urto dovuto ad una manovra sbagliata dell’equipaggio della galea, accadde l’impensabile. Il pesante pontile di legno crollò rovinosamente, sbalzando centinaia di persone nelle acque gelide e limacciose della Cala.
Le vittime furono tantissime, oltre 250 secondo le cronache dell’epoca.
Molti morirono a causa della caduta in mare, annegati per l’impossibilità di restare a galla in quella baraonda di corpi e detriti, tra l’altro concentrata nello stretto spazio tra la banchina e l’imbarcazione.
Altri purtroppo morirono per sciacallaggio. Si racconta infatti che alcuni popolani vollero approfittare della situazione per derubare i nobili e i prelati che erano caduti in mare con tutti i loro preziosi vestiti e gioielli, naturalmente dopo averli lasciati annegare, se non addirittura dopo averli affogati con le loro mani.
D’altronde come abbiamo visto era un periodo di magra, e la fame è in grado di tirare fuori il peggio da ogni persona.
Alla fine il conto delle vittime fu pesantissimo, ancor più risonante a causa dei tantissimi morti illustri, nel panorama nobiliare di Palermo.

Nella sfortuna, in questo caso il viceré fu invece abbastanza fortunato, visto che se il crollo fosse avvenuto qualche secondo dopo, anche il de Guzman si sarebbe ritrovato in acqua, chissà con che esito.
Per onorare quello che lui interpretò come un miracolo ricevuto, commissionò a Giuseppe d’Alvino, detto il Sozzo, la realizzazione di un’opera che commemorasse l’evento, da collocare poi proprio nella vicina chiesa di Piedigrotta. Il pittore palermitano fu scelto, non solo per via della sua popolarità in quegli anni, ma anche in quanto testimone oculare dell’accaduto, visto che si trovava in una delle imbarcazioni a seguito della corte vice-regia.
La sua opera, in seguito ai bombardamenti che hanno distrutto la chiesa in cui si trovava, è stata salvata dalle macerie e portata alla galleria di Palazzo Abatellis, dove si trova tutt’ora, commemorando ancora l’incredibile tragedia che sconvolse Palermo.
Fonti: G. Palermo – Guida istruttiva per Palermo e suoi dintorni, Palermo 1858
Repubblica.it – Il dipinto che narra la tragedia del porto “nascosto”nei sotterranei del museo
Treccani – Diego Enríquez de Guzmán ALBA DE LISTE
G. Sommariva – Quel ponte di legno crollato a Piedigrotta – PER33 – Maggio/Agosto 2012