Poco tempo fa, passeggiando per Palermo, mi è capitato di soffermarmi di fronte alla splendida chiesa di San Domenico. Qui, incastonate nella ricca facciata barocca, si trovano alcune statue di santi, opera di Giovan Maria Serpotta, nipote del più famoso maestro Giacomo.
Osservando con attenzione queste sculture si può notare un particolare curioso quanto inquietante, la statua di San Pietro Martire se ne sta lì tranquillamente con un grosso coltello conficcato nel cranio. Non ha un’espressione felice, ma tutto sommato sta bene, vista la situazione spiacevole.
Chi è questo Santo nella facciata di San Domenico? E perché ha un coltello in testa?
Scopriamolo.
San Pietro Martire
Chiusa questa parentesi semiseria sulla statua di Palermo che genera tanta curiosità, andiamo a vedere brevemente chi era questo Santo e le circostanze che hanno portato alla sua morte.
Pietro Martire, o Pietro da Verona, è stato un frate domenicano che ha vissuto nella prima metà del 1200, svolgendo una fitta attività di predicatore in giro per l’Italia centro-settentrionale e combattendo le varie correnti eretiche che hanno caratterizzato quel periodo, una su tutte il Catarismo.
Grazie alla sua dedizione e devozione, nel 1251 papa Innocenzo IV lo inviò in Lombardia come inquisitore per le città di Milano e Como, ruolo che gli causò numerose inimicizie, soprattutto nei palazzi dei signori locali, tanto che nel 1252 un gruppo di oppositori decise di assoldare dei sicari per ucciderlo.
Il 6 aprile dello stesso anno si presentò la giusta occasione. Mentre Pietro e un confratello si recavano a piedi da Como a Milano, un gruppo di assassini gli tese un agguato nei boschi vicino Seveso. Il compagno, raggiunto da diverse pugnalate, riuscì a fuggire ma morì qualche giorno dopo, Pietro da Verona invece fu prima colpito alla testa con un falcastro o una roncola, ed in seguito trafitto al petto con un lungo coltello.
Secondo le agiografie pubblicate dalla chiesa, il santo avrebbe usato le sue ultime forze per intingere il dito nel suo sangue e scrivere “Credo” sul terreno, prima di morire.
Ecco perché le raffigurazioni di San Pietro Martire, includono quasi sempre un grosso coltello conficcato sul suo capo, oltre alla palma del martirio ed al pugnale nel petto, che nell’insieme passa quasi inosservato.
Vista l’importanza del personaggio gli furono tributati funerali solenni e iniziò immediatamente il processo di canonizzazione, che si concluse solo 11 mesi dopo la sua morte, quando fu proclamato santo.
L’ordine dei Domenicani, nato meno di 40 anni prima, volle subito promuovere il culto di questo loro martire, innalzando altari e chiese a lui dedicate in tutto il mondo, dando così vita ad una devozione che dura sino ai giorni nostri.
Ed ecco spiegato perché sulla facciata della chiesa di Palermo dedicata a San Domenico, c’è la statua di San Pietro da Verona con un grosso coltello nella testa, in un quadretto che oggi risulta più strano che solenne.
Piccola curiosità, l’assassino che gli sferrò il colpo fatale, tale Carino Pietro da Balsamo, dopo l’omicidio fu arrestato, ma riuscì ad evadere. Ammalatosi gravemente si pentì e decise di ritirarsi nel monastero domenicano di Forlì, dove, una volta guarito, decise di farsi frate. Molti anni dopo morì in aria di santità. Il suo esempio di pentimento fece sì che la sua figura fosse oggetto di venerazione e nel 1822 la chiesa lo proclamò Beato.
Dunque tecnicamente il santo domenicano Pietro da Verona Martire, fu assassinato dal beato domenicano Pietro Carino da Balsamo. Non è una cosa che si vede tutti i giorni.
Fonti:
Wikipedia.org – Pietro da Verona
Wikipedia.org – Carino Pietro da Balsamo
Santi e Beati – San Pietro da Verona