Andando in giro per Palermo, specie nelle zone del centro storico o vicino alla stazione centrale, si può notare come la città sia diventata davvero multietnica. Persone di ogni provenienza circolano per le vie del centro ed è curioso sentire bambini e adolescenti con genitori africani o asiatici parlare in dialetto stretto palermitano. Effetto della globalizzazione…
Questa commistione di popolazioni, che alle persone di una certa età può sembrare una curiosità, in realtà rispecchia la storia della nostra Sicilia, che ha vissuto e subìto così tante dominazioni che oggi sarebbe difficile potere identificare un siciliano “originale”, nel senso discendente di siciliani nativi dell’isola. Insomma, la nostra storia l’hanno fatta gli arabi, i normanni, i francesi, gli spagnoli…
Palermo tra arabi e normanni
All’incirca poco meno di 1000 anni fa, in Sicilia si viveva una situazione multietnica simile. I dominatori di turno erano i normanni, in piena contesa con gli arabi che avevano conquistato questi territori due secoli prima (intorno al 827) e non erano per nulla intenzionati a mollarli.
Una volta conquistati i nuovi territori, i generali arabi da mandatari la facevano da padroni e lo stesso avvenne in Sicilia, che venne suddivisa in tre regioni, più facili da governare: Val di Mazara, Val Demone e Val di Noto, con Palermo (chiamata a quel tempo Balarm) capitale in quanto residenza dell’Emiro.
Ma la divisione, invece di porre fine alle discordie e contese tra i tre emirati siciliani, ne aumentò la debolezza militare di cui poterono approfittare i Normanni Roberto il Guiscardo ed il fratello Ruggero, della famiglia degli Altavilla, che nel 1061 iniziarono la conquista della Sicilia a partire da Messina. Nel 1072 Palermo veniva conquistata, anche con l’aiuto dei Pisani, e nel 1091 tutta la Sicilia poteva essere considerata normanna.
Inizialmente la dominazione Normanna fu alquanto tollerante verso le etnie religiosamente e culturalmente differenti, così ebrei, arabi musulmani, greci bizantini, francesi, longobardi e siciliani “nativi” vivevano in discreta armonia. Ovviamente questa pace religiosa non poteva perdurare a lungo, anche perché i musulmani per motivi religiosi non potevano accettare di sottomettersi a governanti cristiani. Ragion per cui si organizzarono in comunità autonome stanziatisi per lo più nella parte occidentale dell’isola.
Finché ebbero il beneplacito della Corona poterono vivere con una certa indipendenza, seppur con vessazioni da parte di frange cristiane, ma quando nel 1186 Guglielmo il Buono morì, con lui morirono le speranze di una pacifica convivenza con i cristiani di Sicilia. I tumulti, le ribellioni e le scaramucce divennero sempre più frequenti finché i musulmani non fecero l’errore di schierarsi dalla parte dei tedeschi quando la Sicilia divenne un campo di battaglia tra le forze rivali tedesche e papali.
La cacciata degli arabi dalla Sicilia
Federico II a quel tempo era ancora bambino e sotto la custodia papale, ma crebbe con l’idea di sbarazzarsi al più presto delle ultime frange musulmane. Cosa che fece appena fu più adulto. La resistenza musulmana impegnò strenuamente l’esercito normanno e consolidò i suoi baluardi nella Sicilia occidentale mantenendo le loro roccaforti di Jato, Entella e altre fortezze minori.
Il capo indiscusso della ribellione araba fu un certo Muḥammad ibn Abbād che si proclamò “Principe dei credenti” e tentò di ottenere aiuto da altre parti del mondo musulmano. A questo punto storia e leggenda si intrecciano.
Secondo la testimonianza storica, Muhammad sarebbe stato sconfitto nella roccaforte islamica di Jato nel 1223, catturato e impiccato a Palermo. Secondo la storia leggendaria dello scrittore arabo Al-Himarŷ, l’emiro si sarebbe sì arreso, ma con la promessa di avere salva la vita ed i beni a patto di allontanarsi per sempre dall’isola verso la Tunisia. Solo che durante la traversata, il “Principe” sarebbe stato tradito, pugnalato e gettato in mare. Quale che sia la verità, la morte di Muhammad scatenò il desiderio di vendetta della figlia.
La figlia del Principe arabo
Della figlia, di cui non ci è stato tramandato neppure il nome, si racconta che ebbe il coraggio di mettersi alla testa degli ultimi ribelli ed arroccarsi nella fortezza di Entella, nella valle del Belice, al confine tra i territori di Palermo e di Agrigento.
Durante il lungo conflitto, la rocca venne fortificata e i guerrieri addestrati in modo da perpetrare la resistenza. Passarono circa due anni, e la ragazza mandò una lettera al sovrano normanno dichiarandosi pronta alla resa perché ormai stanca di queste guerriglie che mal si addicevano ad una donna. Ma sarebbe dovuto accadere in gran segreto per non deludere le speranze dei connazionali. Secondo l’accordo, ella avrebbe dovuto fare entrare di nascosto 300 guerrieri normanni che, di notte, avrebbero conquistato la roccaforte.
Federico, stanco di impegnare le truppe in questo assedio infinito, accettò e inviò 300 prodi, ma una volta entrati nella roccaforte, ebbero l’amara sorpresa di essere assaliti e uccisi dagli arabi che li attendevano. Le loro teste penzolarono dai torrioni del castello e questo fu lo spettacolo che Federico trovò quando si accinse a prendere la roccaforte.
L’imperatore cercò di rivalersi a sua volta con l’astuzia e la falsa proposta di perdono, ma la donna non cedette alle lusinghe rimanendo nella sua posizione. E solo dopo un lungo e spossante assedio la rocca di Entella fu conquistata e abbattuta, ma della donna fu trovato solo il cadavere perché per non essere catturata, la figlia del Principe arabo aveva preferito darsi la morte.
Di questa storia leggendaria non ci rimane neppure il nome o l’aspetto di questa coraggiosa amazzone. Ci piace comunque ricordarla per l’intraprendenza che avrebbe avuto, a dispetto di come a volte vengono considerate le donne musulmane. La Rocca di Entella conserva ancora i resti di un insediamento arabo e con un po’ di immaginazione possiamo credere che ci possa essere del vero anche nella leggenda della figlia del principe arabo.
Saverio Schirò
se volessi commentare quanto letto ci vorrebbero parecchie pagine, mi limito a dire BRAVO!!!