Villa Bonanno è un parco cittadino che si trova nel centro storico di Palermo, a due passi dalla Cattedrale e dal monumentale ingresso di Porta Nuova.
Qui un tempo si trovava il Piano del Palazzo, chiamato così perché su questa piazza si affaccia il grande Palazzo Reale, davanti al quale spesso si riunivano i cittadini per le più svariate ragioni. Una di queste, forse la più inconsueta, è lo spettacolo della Corrida, in voga in Sicilia soprattutto durante la dominazione spagnola. In seguito questo spiazzo fu rinominato Piazza della Vittoria, in memoria dell’insurrezione del 1820, che vide i rivoltosi palermitani avere la meglio sull’esercito dei Borbone (che comunque riconquisteranno Palermo pochi mesi dopo).
Nel 1904 uno dei sindaci che hanno fatto la storia di Palermo, Pietro Bonanno, decise di riqualificare alcune delle più importanti piazze del centro storico, Piazza Bologni, Piazza Marina e Piazza della Vittoria. Per quest’ultima decise di coinvolgere uno dei più grandi architetti dell’epoca, Giuseppe Damiani Almejda, già autore (tra gli altri) del Teatro Politeama.
Il progetto consisteva nella realizzazione di un rigoglioso giardino monumentale, adornato da alberi, edifici in stile liberty e sculture.
La villa fu intitolata proprio a Pietro Bonanno, che morì nel febbraio 1905, prima che i lavori fossero terminati.
Così Villa Bonanno si presenta ancora oggi, con i suoi viali curati costeggiati da spazi verdi, alte palme e monumenti scolpiti da grandi maestri.
Tra questi ultimi ricordiamo il busto di Pietro Bonanno, opera di Domenico Costantino su basamento di Ernesto Basile, il monumento a Gaetano Bucceri, opera di Mario Rutelli e il monumento al tenente Mancino, realizzato da Pasquale Civiletti.
Il giardino inoltre ingloba altri monumenti precedenti, come il monumento a Filippo V, realizzato da Nunzio Morello su un progetto del XVII secolo ad opera di grandi scultori come Carlo D’Aprile, Gaspare Guercio e Gaspare Serpotta.
Sul lato opposto invece vi sono i resti di due case patrizie romane, adornate da splendidi mosaici e scoperte per puro caso nella seconda metà del XIX secolo. Ecco cosa successe.
L’area archeologica di Villa Bonanno
Quando nel 1868 Palermo si preparava ad accogliere la visita di Umberto e Margherita di Savoia, futuri regnanti d’Italia, furono fatti alcuni lavori di abbellimento e manutenzione in prossimità dei viali che il corteo avrebbe dovuto percorrere.
Nel corso dei lavori effettuati a Piazza della Vittoria furono rinvenuti alcuni resti di una costruzione romana, subito identificata come l’abitazione di un patrizio vista la presenza di ricchi mosaici sui pavimenti.
Secondo la prassi in uso a quei tempi, oggi fortunatamente cambiata, le decorazioni furono staccate dal pavimento ed esposte al Museo Nazionale di Palermo, oggi noto come Museo Salinas.
Gli archeologi moderni non proverebbero nemmeno a staccare i mosaici da un edificio antico, se non per ragioni di assoluta necessità, tuttavia la scuola di pensiero dell’epoca era differente e prevedeva l’esposizione museale dei rinvenimenti archeologici di pregio, non considerando la possibilità di lasciarli nella loro collocazione originale se non in circostanze particolari.
Quando nel 1904 si dispose la trasformazione della piazza in un giardino, furono ripresi anche i lavori di scavo, sotto la guida dell’archeologo Antonino Salinas.
Ma cosa c’è nell’area archeologica?
Gli edifici principali presenti a villa Bonanno sono due ville romane separate da una strada larga circa 4 metri. La prima abitazione rinvenuta risale al III secolo d.C., mentre la seconda è più antica, datata intorno al II secolo a.C. dunque risalente al periodo della Sicilia Ellenica, ma in seguito riadattata secondo i canoni degli edifici romani, come si evince dalla sovrapposizione di diversi stili artistici e architettonici.
I due edifici sono uno scrigno di meravigliosi mosaici, molti dei quali fortunatamente lasciati in loco. All’interno degli ambienti riportati alla luce, si può rivivere la quotidianità delle due domus, con le sale da pranzo, i peristili e le fontane marmoree che le decoravano.
Oltre alle due ville, gli scavi hanno ritrovato i segni di attività successive, tra cui una necropoli, risalente probabilmente al violento terremoto del 365 d.C., alcuni pozzi poi interrati e delle fosse granarie risalenti alla fine del XVI secolo.
Purtroppo gran parte delle opere che dovevano decorare le due ville, tra cui statue e fontane, sono andate perdute nel corso dei secoli. Oggi resta solo la testimonianza di come era vivere a Palermo oltre 1700 anni fa.
Fonti:
Sito Ufficiale del Comune di Palermo
Sito Ufficiale della Regione Sicilia