La piazza Francesco Baronio Manfredi si trova tra le vie S. Nicolò all’Albergheria, Gian Luca Barbieri, Fratelli Lagumina, Antonino Mongitore e Michele Del Giudice.
È intitolata all’erudito monrealese Francesco Barone, nato nel 1593 e morto a Gaeta, probabilmente nel 1654. Era figlio di Tommaso Barone, da Ciminna e di Elisabetta Manfrè, da Palermo, ma mutò il suo cognome in Baronio Manfredi seguendo la moda umanistica dell’epoca.
Dopo aver studiato al seminario di Palermo, nel 1614 entrò nella Compagnia di Gesù, uscendone però dopo undici burrascosi anni a causa della sua forte intolleranza verso ogni forma di costrizione. Una volta ordinato sacerdote dedicò tutto il suo tempo agli studi umanistici.
Nel 1629 pubblicò la sua prima opera “Vindicata veritas panormitana”, scritto dal tono fortemente polemico verso una pubblicazione contemporanea del gesuita Melchiorre Inchofer, nel quale veniva asserita la supremazia di Messina su Palermo, ventilando anche l’ipotesi di una secessione dal vicereame della capitale. L’anno successivo pubblicò la sua opera più famosa, il “De majestate panormitana” nel quale decanta le bellezze, le glorie e gli uomini illustri del capoluogo siciliano.
Nel 1631, alla morte di Filippo Paruta, fu nominato segretario del Senato, carica dalla quale si dimise per motivi di salute. Nel 1647 fu coinvolto nella rivolta di Giuseppe D’Alessi e catturato dall’inquisizione, che lo trattenne dapprima nelle carceri dello Steri, poi a Pantelleria ed infine a Gaeta, dove poi morì.
Non smise mai di scrivere e alla sua morte, oltre a poemetti, vite dei santi e scritti di erudizione, lasciò anche un gran numero di opuscoletti dal carattere fortemente polemico, in linea con il suo pensiero e la sua vita da “chierico ribelle”.