Il centro storico di Palermo, il cui fulcro è costituito da Piazza Villena meglio nota come Quattro Canti, è diviso in quattro quartieri storici, detti mandamenti di cui uno è quello della Kalsa o anche mandamento Tribunali, per la presenza nella sua area, delle antiche carceri cittadine e del Tribunale dell’Inquisizione.
La Kalsa, dall’arabo al Khlalisah, che significa “la pura” o “l’eletta”, era intorno all’ XI secolo la cittadella musulmana fortificata dove risiedeva, nel suo sontuoso palazzo, l’Emiro assieme alla corte.
Il luogo, era stato prescelto al di fuori della cinta muraria della città in una una vasta area pianeggiante prossima al mare e vicinissima al porto anche per agevolare i collegamenti con il resto dell’Impero.
In età normanna, la città murata che si chiudeva attorno all’attuale Palazzo dei Normanni ( la Galca, dall’arabo al-halquah= la cinta), si andò fondendo con quella fortificata della Kalsa, colmando progressivamente quegli spazi verdi di orti e giardini che li separavano, con nuove edificazioni, piazze e vie. In seguito, la città continuò ad espandersi fuori le mura anche altre direzioni creando quartieri nuovi come quello popolare del Seralcadio o schiavoni oppure quello dell’Albergheria o del maltempo oppure quello del Castellammare o della Loggia, mentre al loro interno si distinsero zone o rioni circoscritti denominati anche in base alle professioni, ai mestieri o alla razza dei residenti. Alla Kalsa vi furono i rioni dei Lattarini, dall’arabo suq el Attarin=mercato delle spezie o della Fieravecchia, antico mercato attivo sin dal XIV secolo.
Il Piano della Marina lambiva il mandamento della Kalsa tra il Cassero ed il mare ed era un ampio spazio dedicato alle funzioni pubbliche ed agli spettacoli popolari ma anche alle esecuzioni dei condannati essendovi adiacente il trecentesco palazzo Chiaramonte-Steri (da Hosterium=dimora fortificata) che a partire dal ‘600 e fino al 1782, fu sede del Tribunale dell’Inquisizione. Accanto si trovavano anche le carceri della Vicarìa (al cui posto sorge ora il Palazzo delle Finanze) destinate al popolo.
Un intricato dedalo di viuzze e strade, retaggio dell’impianto arabo collegavano le varie parti del quartiere dove trovarono dimora tanti Ordini religiosi (i Teotunici della Magione, i Francescani della Gancia e di San Francesco, gli Olivetani dello Spasimo e via dicendo) e i palazzi delle famiglie aristocratiche più importanti di Sicilia tra cui i Branciforte, i Filangeri, i Mirto, i Lanza di Trabia, i Tommasi di Lampedusa, gli Abbatellis, i Bonagia e tantissimi altri.
La via Alloro divenne nel ‘700 una delle strade più importanti della città, dove nobili e titolati vollero edificare palazzi e magnifiche dimore. Le vie Merlo e Lungarini consentivano il collegamento con il piano della Marina, mentre l’asse della strada di S. Francesco e di via Porta di Termini (oggi rispettivamente via Paternostro e via Garibaldi) collegava il Cassaro verso l’area della Magione dove si trova l’omonima chiesa romanica fondata nel sec. XII e l’area dello dello Spasimo, altra chiesa e convento edificati nel XII sec. e trasformati in fortezza, poi in teatro, in lazzaretto, in ospizio ed infine in ospedale fino al 1986, quando venne abbandonato. Questo sistema di strade si agganciava organicamente poi al resto della città sebbene i percorsi, nei secoli, ne siano stati deviati ed interrotti per interventi decisivi e forti come il tracciato della via Roma nel 1581.
Nel ‘700 la parte del mandamento più vicina al mare ebbe la sua definitiva sistemazione. Sul fronte mare si realizzarono grandi palazzi aristocratici le cui terrazze si affacciavano sulla “Strada Colonna” successivamente chiamata Foro Borbonico e oggi Foro Italico, che venne sistemata a partire del ’600 con una serie di interventi che la relegarono a luogo privilegiato di “passeggiata alla Marina” di nobili e plebei. Particolarmente appezzata fu la “Passeggiata delle Mura delle Cattive”, posta sopra le mura cinquecentesche (dal latino captivae “prigioniere”), dalla cui terrazza le vedove si potevano intrattenere anche durante il periodo del lutto.
Ad oggi l’impianto urbanistico del mandamento della Kalsa/Tribunali, almeno nella parte maggiore di esso compresa tra la via Maqueda e il mare, si è conservato egregiamente e per larghi tratti, mentre altri aspetti essenziali della sua identità sono stati invece fortemente alterati soprattutto dalle distruzioni belliche che hanno lasciato ampi squarci, in particolare nella zona di piazza Magione. Soprattutto la fisionomia della passeggiata a mare è stata radicalmente manomessa dopo che le macerie dei bombardamenti furono scaricate in mare proprio lungo il Foro Italico, formando un terrapieno che ha irrimediabilmente allontanato il mare dalla città. Solo negli ultimi anni è stata realizzata una villa a mare di 33.000 mq sistemata a prato con alcuni elementi decorativi e si è concluso l’intervento di sistemazione della Cala.
Grazia Bellardita
Turistico Culturale ITINER’ARS
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Parlare della Kalsa è come parlare di casa mia. Sono nato in via IV aprile difronte palazzo Palagonia a due passi da piazza Marina, accanto alla chiesa della Gancia il cui cortile fungeva da campo di calcetto. Vicino casa mia il museo Abatellis, la Buca della Salvezza e il palazzo Sambuca. Grazie