A Palermo in passato non erano molti i luoghi pubblici dedicati solo alle donne. Eppure pochi sanno che ve ne era uno in particolare costruito esclusivamente per il gentil sesso. È nota a molti la funzione della cosiddetta Passeggiata delle Cattive alla Marina che sanciva in qualche modo il rientro in società delle nobildonne che avevano subito una “grave” perdita come quella del marito.
Le “Cattive”, ovvero, le vedove, potevano tornare a respirare all’aria aperta sotto lo sguardo indiscreto delle sfortunate compagne di malasorte e di qualche paraninfo, ovviamente inviato segretamente per conto di nobili signori che desideravano quanto prima ammogliarsi con un buon partito tornato nuovamente disponibile. Non bisognava spostarsi molto dal cortile di S.Bartolomeo¹,
cioè l’odierna piazzetta Santo Spirito, ove era l’ingresso della Passeggiata delle Cattive, per arrivare all’ormai non più esistente Sala delle Donne. Era questo un luogo di ritrovo per godere dell’aria pura del mare, per sfoggiare begli abiti alla moda e scambiarsi vicendevolmente gli ultimi scandalosi pettegolezzi. Non sempre però furono spettatrici di eventi fastosi, dovettero partecipare anche ad una tremenda tragedia della quale si dirà dopo.
«Sul muro settentrionale della citta, e sul molo vecchio che oggi chiamasi Garita, in quella parte che guarda il castello reale, s’alzava maestosa una loggia sostenuta da più colonne, edificata dalla città di Palermo per luogo di delizie delle signore palermitane, ove si radunavano per diporto ne’ tempi estivi a goder la veduta del mare e l’aure freschissime che ivi spiravano, come pure per essere spettatrici dell’ingresso nella città de’ viceré di Sicilia e d’altre feste. Chiamavasi per tanto la Sala delle Donne»².
Non conosciamo la data di fondazione dell’edificio, ma sappiamo che fu più volte restaurato nell’ultimo trentennio del XVI secolo a causa di forti mareggiate che ne compromisero le fondamenta, e addirittura il Di Giovanni ci racconta nel suo Palermo Ristorato che, una volta distrutto, tale edificio mai più fu ricostruito.
Per avere un’idea di come poteva essere la costruzione, basta osservare due dipinti di Giuseppe Albina detto il Sozzo. Uno è La Madonna del Rosario e si trova nell’atrio di Palazzo delle Aquile.
La Sala delle Donne è un particolare di questo dipinto ritratto nella parte centrale bassa della tela e rassomiglia ad un piccolo castelletto. L’altro dipinto nel quale compare la Sala delle Donne è stato commissionato dal Viceré di Sicilia don Diego Enriquez de Guzman conte di Albadalista per ringraziare la Madonna dopo essersi salvato dalla famigerata tragedia del 15 dicembre 1590.
Il Viceré era atteso alla Cala, dalla parte di Piedigrotta, da una moltitudine di persone accorse a salutare il suo arrivo in porto, ma una manovra sbagliata del capitano della nave o il peso eccessivo della gente causò il crollo del ponte di legno sul quale sostavano le persone, perciò finirono per cadere in mare. Molte morirono annegate, La Duca ne riporta il numero di 218, ma il Viceré, la moglie e l’arcivescovo si salvarono miracolosamente.
In memoria di tale evento don Enriquez commissionò il dipinto al Sozzo. Tale opera era stata realizzata per una cappella all’interno della chiesa di Santa Maria di Piedigrotta, andata distrutta nei bombardamenti del ’43. L’opera era divisa in due parti: la tela principale raffiguarava l’Immacolata Concezione, purtroppo andata perduta durante la distruzione della chiesa, mentre la restante parte, una tavola rettangolare, si è salvata, si trova a Palazzo Abatellis ed è stata riscoperta da pochi anni³.
Antonino Prestigiacomo
Note
¹ Carmelo Piola, Dizionario delle strade di Palermo, Stamperia di Michele Amenta, 1870,Palermo
² Gioacchino Di Marzo, Biblioteca storica e letteraria, Luigi Pedone Lauriel, 1890, Palermo Vol. I
³ R. La Duca, Il Castello a mare di Palermo, EPOS-Edizioni Popolari Siciliane, Palermo 1980
Foto di copertina – Dalbono, Edoardo (1841-1915)
molto interressante, grazie.