Palermo sembra avere un rapporto controverso col suo mare, un rapporto quasi ambiguo. Da un lato, lo stesso nome Panormus, “tutto porto”, ne fa intuire le origini che ne hanno consentito la nascita al tempo di quegli avventurieri fenici che nell’VIII secolo avanti Cristo qui sbarcarono e insediarono il primo nucleo abitativo. Ma la posizione favorevole, con tutto quel mare e quelle insenature naturali, fecero la sua fortuna nel corso dei secoli.
Ciò nonostante, Palermo non è una città marittima in senso stretto, non vive cioè di mare. La pesca non è un punto forte della città (quanti pescatori conoscete?) e le stesse tonnare sono sorte piuttosto lungo il litorale delle zone limitrofe e dei paesi vicini.
La città è cresciuta sul mare e dal mare è abbracciata e tuttavia non sono state perse occasioni per rovinarne le splendide coste prima interrando, durante due secoli, il letto dei due fiumi, Kemonia e Papireto, poi riversando nel mare le rovine dei bombardamenti della seconda guerra mondiale; e infine inquinando le spiagge litoranee, trattate alla stregua di una discarica.
Anche i toponimi che rimandano al mare manifestano questa sorta di trascuratezza e infatti sono abbastanza esigui. Di questi ne vogliamo ricordare alcuni sperando che diventino più numerosi, segno che la città si è orientata al recupero delle sue coste e delle antiche glorie marinare.
La Cala: è il nome dell’antico porto di Palermo. Il termine è di origine araba, Kalak, che significa “fossa”, o greco da Chalao, cioè “seno di mare”; forse da entrambi perché i significati sono molto somiglianti. Dalla Cala si accedeva alla città attraverso sei porte: la porta della Doganella, dello Scaricatore o del Frumento, del Carbone, della Calcina, della Pescaria e di Piedigrotta.
Fino al XV secolo una catena, dalla chiesa omonima fino al Castello a mare, la proteggeva dalle incursioni nemiche.
La porta della Pescaria: adesso non più esistente, era così chiamata perché nei suoi pressi sorgeva una specie di mercato ittico del pescato locale
Tarzanà: da il nome ad una piazza, un vicolo ed un cortile sorti là dove adesso ci sono i resti della fonderia. Probabilmente in quella zona esisteva un arsenale militare ed il termine Tarzanà sembra infatti essere una corruzione della parola araba Dar-al-sanac, che significa appunto arsenale. Sarà proprio così se lo stesso Dante Alighieri chiama arzanà l’antico arsenale di Venezia.
Via Sammuzzo: è una traversa di via Francesco Crispi. Il vocabolo è siciliano e si riferisce ai marangoni, uccelli acquatici che si tuffano in acqua per prendere i pesci. L’analogia degli uccelli tuffatori (sommozzatori!) è legato ad un mestiere antico che vedeva uomini tuffarsi per riparare da sott’acqua le imbarcazioni in avaria.
Via dei Nassaiuoli: è una via dei mestieri che si trova nei pressi della Kalsa. Si riferisce ai fabbricanti di nasse, quelle ceste particolari usate per la pesca.
Piazza Marina: ovviamente è legato per antonomasia alla zona di mare e fra l’altro pare che fino al XIII secolo era ricoperta dalle acque. Veniva chiamata Platea maritima (e poi piano della Marina) era tristemente famosa perché ivi, oltre gli spettacoli pubblici si eseguivano le condanne a morte del tribunale dell’Inquisizione.
Vicolo dell’Arsenale: è una traversa della via Cristoforo Colombo e deve il suo nome ad un antico arsenale costruito dal 1621 al 1630 e gravemente danneggiato durante i bombardamenti del 1943. Non era un deposito di armi, come il nome farebbe pensare, ma piuttosto un cantiere navale in cui si fabbricavano galere, vascelli e velieri a tre alberi chiamati sciabecchi.
Porta di mare: non si tratta di uno dei due accessi marini alla Piana di Palermo (nei pressi di Partanna e di Sferracavallo) ma di una antichissima porta in città, scomparsa da moltissimi secoli. Si trovava probabilmente dove finiva una volta il mare e cioè là dove adesso è la via Roma ed esattamente vicino alla chiesa S. Antonio Abate. Parte della chiesa ingloberebbe frammenti del bastione.
Saverio Schirò
Fonti:
A. Muccioli, Le strade di Palermo, Roma 1994;
R. La Duca, Cercare Palermo, vol II, Palermo 1988;
M. Di Liberto, Nuovissimo Stradario Storico della città di Palermo, Palermo 1993.
Che mi dite della via dell’Arsenale? Forse meritava un posto nella lista?
Grazie per la segnalazione, amplieremo sicuramente l’articolo.