L’Europa medievale è costellata di affascinanti storie di potere e spiritualità, spesso intrecciate in modo inaspettato. Abbiamo letto le vicende delle regine di Sicilia e dei loro legami con monasteri e conventi in cui alcune di loro si ritirarono: due esempi emblematici sono le abbazie di Fontevraud in Francia e il monastero di Sijena in Spagna che andremo a scoprire.
L’abbazia di Fontevraud
L’insolita storia di quest’abbazia, una delle più celebri di tutta l’Europa, comincia alla fine dell’XI secolo con la predicazione di uno stravagante personaggio, Roberto di Arbrissel, che, arrivato all’età di circa cinquant’anni, dopo essere stato sposato, poi ordinato sacerdote, decise di farsi eremita, cercando il deserto nelle vaste foreste a sud del fiume Loira. Ben presto si trovò circondato da numerosi seguaci, di ogni condizione sociale, che cominciarono a formare una eterogenea comunità e a costruire delle capanne primitive in un piccolo vallone. Al carisma del predicatore non rimasero indifferenti nemmeno i signori dei dintorni, che fecero le prime donazioni di terreni sui qual si poté cominciare a costruire prima una grande chiesa e poi diversi edifici appropriati alle varie categorie di seguaci: le Grand Moûtier per le monache, dame dedicate soprattutto alla preghiera, Saint Jean per i monaci che coltivavano i terreni circostanti, la Madeleine, un centro per le donne ripentite, prostitute o donne povere e ignoranti abbandonate dalle famiglie, l’infermeria Saint Lazare per gli ammalati, probabilmente lebbrosi.
Roberto abbandonò fin da subito la direzione di questa complessa struttura, nominando priora una ricca vedova, la quale, come le successive badesse, avrà autorità sia sul convento femminile sia su quello maschile, stabilirà le regole del nuovo ordine e promuoverà la fondazione di numerosi altri priorati nel Sud Ovest della Francia. Viene esplicitamente precisato nelle constituciones che uno degli scopi del nuovo ordine è quello di proteggere le donne dalla brutalità degli uomini
L’abbazia, situata nel cuore dei possedimenti di Enrico Plantageneto e di Eleonora d’Aquitania, si trova in una posizione geografica molto favorevole e beneficerà della protezione dei sovrani. Eleonora vi soggiornerà a più riprese e lo eleggerà a pantheon per la sua famiglia. Quando la già citata Giovanna, regina di Sicilia e contessa di Tolosa deciderà di diventare monaca, nel 1199, farà cospicui lasciti all’abbazia e istituirà la fondazione di messe e preghiere a perpetuità per l’anima sua e di Guglielmo, l’amato sposo, ignorando completamente il nome del secondo marito, Raimondo di Tolosa, un personaggio ambiguo e controverso, per la sua politica altalenante nei confronti degli eretici – albigesi o catari –, numerosi nella contea, per cui venne addirittura scomunicato.
Per quasi sette secoli, Fontevraud sarà governato da badesse appartenenti all’alta aristocrazia o perfino alla famiglia reale. Al momento della Rivoluzione diventerà una prigione dal regime estremamente severo. Solo negli anni ’80 del ‘900, Fontevraud ritornerà alla vita civile. Attualmente una parte delle costruzioni rimanenti è diventata un elegante resort e un’altra parte un museo. Nella chiesa abbaziale si possono sempre ammirare i commoventi gisants degli sposi Enrico Plantageneto ed Eleonora d’Aquitania, del figlio Riccardo Cuor di Leone e della figlia Giovanna Plantageneta, moglie di Guglielmo II di Sicilia.
Il monastero di Sijena
Sancia di Castiglia e Aragona, la regina che fondò questo singolare monastero e lo dotò di una nuova regola, era una donna dal carattere che oggi definiremmo tosto. Ancora sposina entrò in conflitto con il marito, Alfonso II, a causa dell’amministrazione dei propri beni dotali, e non esitò ad impossessarsi manu militari di castelli e fortezze. Fu poi per anni accanto al marito nel governo del regno, incoraggiando anche la vita culturale e proteggendo i migliori trovatori.
Quando, dopo la morte del re e l’ascesa al trono del figlio Pietro, si sentì messa da parte nella gestione del potere, si ritirò nel monastero di Sijena, da lei fondato, e ne divenne priora. Associò la sua abbazia all’ordine di San Giovanni di Gerusalemme (diventato poi ordine di Malta), adattando comunque le regole di questo ramo contemplativo dell’ordine alle condizioni e necessità della sua abbazia, che comprendeva due conventi, uno per gli uomini e uno per le donne, tutti e due sotto il governo della priora.
Le sorelle erano divise in tre categorie: le Dame, appartenenti all’alta aristocrazia, le Juniores, ossia educande, di origine nobile, ma spesso orfane provenienti da famiglie impoverite per le guerre della Riconquista o delle Crociate alle quali la regina forniva protezioni e dote, e le Metà Croce, donne di origine povera al servizio della comunità.
Le regole alla base della vita giornaliera delle monache sono state messe in evidenza in una interessantissima mostra organizzata dall’Instituto Cervantes di Palermo nel 2019, e ancora visibile sul web. Le religiose, che generalmente, conoscevano anche il latino, erano incoraggiate a praticare attività culturali come la lettura. Ogni mattina, dopo il primo uffizio, si teneva la riunione del capitolo durante la quale le religiose erano anche autorizzate a parlare in lingua volgare.
Molti precetti che governavano la vita quotidiana riguardavano l’igiene personale: le religiose dovevano lavarsi al risveglio e prima di ogni pasto. I vestiti andavano lavati almeno una volta la settimana. Un’attenzione particolare era riservata alle suore durante le mestruazioni: per tre giorni avevano diritto ad una dieta particolare e se per caso dovevano subire un castigo, questo veniva rimandato a dopo. Insomma, la buona regina fondatrice conosceva bene le necessità delle sue figlie.
Sancia accolse a Sijena la sfortunata figlia Costanza d’Aragona, giovanissima vedova del re di Ungheria. Si suppone che Costanza fosse ospite, senza aver pronunciato i voti, e che la madre le diede qualche incarico abbastanza impegnativo, come quello di sovrintendere ai lavori di ampliamento e abbellimento in corso. Costanza visse a Sijena per circa tre anni. Fatto curioso: la madre morì nel novembre nel 1208, quando le trattative per il matrimonio con Federico di Svevia erano concluse, ma non si sa se Costanza fosse ancora lì o se fosse già partita per la Sicilia. Per una strana coincidenza, anche la madre di Costanza d’Altavilla, Beatrice di Rethel, si era spenta poco dopo l’annuncio ufficiale del fidanzamento della figlia con Enrico, il figlio dell’imperatore.
Liliane Juillerat