Non mi azzardo a dire se “u tasciu” è produzione propria e dobbiamo pretenderne l’esclusiva, ma temo proprio che sia così. E gli altri, laddove esistano, sono solo dei volgari imitatori. Perché la domanda è davvero fondamentale: tasci si nasce o ci si diventa?
Nessuno  lo sa con certezza, è un dubbio amletico probabilmente senza risposta, come quello sull’uovo e la gallina. Lasciamo la questione ai dotti…

Noi intanto neppure lo possiamo definire, e tanto meno tradurre. Tuttavia è certo: se lo vedi, lo riconosci. A volte neppure è necessario vederlo subito, perché già la sua parlata lo tradisce e perfino la musica che ascolta, lo annuncia.

L’essere tascio è molto più di un certo modo di vestirsi, anche se spesso a Palermo indichiamo qualcuno vestito “proprio tascio!”. Non è neppure un certo modo di comportarsi o di parlare, anche se ascoltando certe “perle” viene proprio da storcersi il naso e chiudere le orecchie. No, il tascio è tutto questo, ma molto di più.

Quando arriva, non cammina, “incede” con passo sicuro e andamento ondulante. Molto ondulante se è donna e porta scarpe bianche coi tacchi troppo alti da farle “storcere” le gambe. E sì, perché l’essere tascio non ha sesso.

tasciu palermitano L’esemplare maschile porta i capelli all’ultima moda, ma in maniera esasperata con ciuffi improponibili su pelate rasatissime. E poi gel e gel e ancora gel. La camicia aperta, o la canottiera trendy, lascia vedere un petto villoso con l’immancabile crocifisso enorme appeso ad una pesante catena. Tutto d’oro 18 carati.

La donna usa la spuma a fiumi, anzi no, a fiumare che talvolta si tingono di sfumature sgargianti e onde su onde che se le tocchi ti graffi. Ombretto scurissimo intorno agli occhi incorniciati dal cajal, due schiaffi di ombretto e il rossetto bicolore.
La donna tascia mette quasi sempre i leggins: leopardati? Perché no? E l’uomo sembra che al posto dei pantaloni ha indossato una camicia: per questo il cavallo gli arriva alle ginocchia!

Se arriva in macchina lo sai sei ore prima: perché le vibrazioni dei bassi delle autoradio ti fanno venire la tachicaradia quando è ancora lontano. La macchina magari è una utilitaria, ma non la puoi confondere: è lucida, è pulita, è elaborata, con strani fregi e luci blu davanti, dietro e sotto! Sì perché la macchina dei tasci è tascia pure lei. E poi, dai 6000 watt di casse nascoste dentro il cofano esce un bum bum assordante che non si capisce che motivo c’è di tenere i finestrini aperti per “condividere” la passione musicale. Ah, forse non è per quello.

I finestrini stanno aperti perché il tascio ama farsi vedere, per questo avanza piano con la mano piena d’anelli (d’oro! È ovvio!) fuori dal finestrino a tamburellare con nonchalance al ritmo della canzone neo melodica appena uscita.
Qualcuno si chiede a cosa serva l’unghio così lungo del dito mignolo. Dire per scaccolarsi è una cattiveria bella e buona: è solo un vezzo innocente infatti quando il tascio beve, lo innalza graziosamente perché tutti lo ammirino. E noi lo ammiriamo.

Il tascio difficilmente lo trovi da solo. Come minimo sono quattro, al massimo non c’è limite. tasci 12Ma non sono tutti tasci allo stesso modo. Alcuni sono semplici imitatori che scimmiottano l’originale. Tutti insieme vagano per la città. Se schiamazzano dove tutti sono attenti, sono loro. Se si balla, loro si spintonano. E poi ridono, ridono, ridono rumorosamente. Si divertono, che volete? Lasciateli stare!

Ma a mare no. Se li incontrate in spiaggia meglio tornare indietro. I tasci, e qui li invidio, hanno un altissimo senso della libertà: fanno quello che gli pare e se ne fregano del giudizio degli altri… anzi se ne fregano degli altri. Infatti la spiaggia diventa tutta di loro proprietà.
Si piazzano con un raggio larghissimo. Se sono in famiglia si accampano con gli ombrelloni con le tendine o addirittura con le tende 12-24 posti. Borse frigo superequipaggiate, sedie a sdraio, stereo comprensivo di casse acustiche, palloni e bocce, seggiolini e tavoli pieghevoli per una scopetta dopo pranzo, cioè mai, perché non finiscono mai di mangiare!

L’armamentario culinario dei tasci è davvero imprevedibile, ci trovi quello che non ti aspetti, basta che non manchino le tre cose fondamentali: pasta al forno, babbaluci e muluni. Per il resto la fantasia la fa da padrona.

È ora del bagno. Allora tutti corrono a scavezzacollo verso l’acqua e si tuffano con una rumorosa e plateale cazzicatummula. Un secondo dopo eccoli uscire scrollando la testa col classico gesto. Evviva sono loro, i tasci!

 Grazie a Claudio e Samuele che hanno interpretato il personaggio

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