Il corso Finocchiaro Aprile va da piazza V.E. Orlando e dal corso Alberto Amedeo alla piazza Sacro Cuore.
È intitolata allo statista e giureconsulto palermitano Camillo Finocchiaro Aprile, nato nel 1851 e morto a Roma nel 1916.
La sua carriera politica iniziò all’età di ventuno anni, con l’elezione al Consiglio comunale di Palermo, dove ricoprì la carica di assessore. Pochi anni più tardi, nel 1882, fu eletto deputato al Parlamento nazionale e ricoprì più volte le cariche ministeriali (delle Poste, di Grazia e Giustizia).
Si distinse nel 1885 per l’aiuto profuso durante la terribile epidemia di colera di Palermo, che gli fece guadagnare la medaglia d’argento dei benemeriti della salute pubblica. Tale medaglia gli fu conferita nuovamente, ma d’oro, per l’assistenza offerta ai malati di colera di Catania, due anni più tardi.
Nel 1890 Crispi lo nominò Regio Commissario del Comune di Roma, incarico che svolse con competenza ed onestà. Tra le sue opere in questo periodo, spicca il primo piano regolatore della città e l’approvazione del nuovo codice di procedura penale. Fu anche organizzatore di molte opere sociali che sorsero anche a Palermo, Napoli e Catania.
È seppellito a San Domenico e ricordato da un busto in bronzo realizzato dalla nuora, Amalia Luciani.
Un cordiale saluto a Tutt*.
Perché l’attuale Corso C. Finocchiaro Aprile è anche conosciuto dai palermitani come… Corso Olivuzza?
Secondo il Piola, perché, quando la zona era ancòra non edificata e convegno di cacciatori, vi esisteva una bettola gestita da una donna di nome Oliva; nome trasformato nel vezzeggiativo siciliano Olivuzza; tuttavia, il nome ufficiale della via rurale era Strada della Madonna dell’Orto.
[C. Piola, “Dizionario delle strade di Palermo” – 1875]
Secondo il Mercadante, invece, “olivuzza” sarebbe derivato dalla progressiva corruzione del toponimo arabo “wali al wiznah”, ossia “luogo della pesatura”. [F. Mercadante, da “I Florio e il regno dell’Olivuzza”, Palermo, 2003].
Personalmente – che, però, so d’Arabo quanto… di fisica quantistica! – propendo per la prima ipotesi.
Molto interessante. Grazie per questo contributo. Avevo già sentito questa attribuzione della via. Lo stesso so per la via Feliciuzza, anche quella per via di una taverna gestita da una “signora” Felicia e così, forse la “Bandita” di cui il quartiere di Omonimo, pare fosse una donna di dubbia reputazione che gestiva una taverna. Molto curiosa questa importanza che avevano questi luoghi per gli abitanti della città!
Grazie per l’attenzione.
L’importanza data a persone e/o attività per indicare un luogo era determinata dalla circostanza che fino al 1802 a Palermo vie , piazze, eccetera… erano prive di targhe topomastiche.
In quanto, nello specifico, alla strada (o stradone) della Madonna dell’Orto – alias strada dell’Olivuzza – tale toponimo fu originato da una chiesetta di tal nome edificata nel 1663 e demolita attorno al 1933, della quale parrebbe non essere stato recuperato alcunché, ad eccezione di un manufatto ligneo ottocentesco raffigurante, appunto, la Madonna dell’Orto.
Nelle vicinanze (Via Imera) del sito della distrutta chiesetta, negli anni ’50 dello scorso secolo, è stata realizzata una singolare (?) aula sacra, d’ugual nome dedicatorio, incistata in un condominio.