Corso Calatafimi da Porta Nuova supera la via Regione Siciliana fino alla circonvallazione di Monreale.
Anticamente era chiamato lo “stradone di Mezzo Monreale”, voluto dal viceré Marc’Antonio Colonna, che nel 1580 volle creare un collegamento più agevole con Monreale costruendo una strada che fosse il prolungamento del Cassaro oltre la Porta Nuova. La nuova arteria fu successivamente sistemata ed abbellita, nel 1771, con un doppio filare di pioppi e platani, nonché da fontane e statue. La bellezza della via è riportata da Giuseppe Pitrè ne “La vita in Palermo 100 e più anni fa – Vol. I” che ne decanta gli ornamenti e le fontane.
Ai tempi degli arabi, lo spazio adesso occupato dal quartiere, costituiva il giardino del Palazzo Reale, una sterminata distesa verde presso la quale scorrevano corsi d’acqua e sorgevano gli agrumeti. Di questi meravigliosi giardini adesso rimangono poche, sporadiche, costruzioni.
Il nome le fu cambiato in quello attuale nel 1860, in onore della città di Calatafimi (in provincia di Trapani) presso la quale avvenne la prima vittoriosa battaglia di Garibaldi contro le truppe borboniche del generale Landi. In questa occasione Garibaldi avrebbe pronunciato la celebre frase “Qui si fa l’Italia o si muore”.
Calatafimi è una cittadella siciliana di origine araba, ma forse costruita sui resti di una più antica città elima. Il suo nome deriva dall’arabo “Qal’at Fîmî”, ovvero Castello di Eufemio, probabilmente in onore di Eufemio da Messina, ufficiale bizantino ribelle che invitò gli arabi ad invadere l’isola nel IX secolo.
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Peccato per tutti i palazzoni che ci sono adesso. Doveva essere bellissimo ai tempio degli arabi.