Il Carnevale è da sempre sinonimo di divertimento estremo, di libertà nel gioco, nei travestimenti e nella tavola. Mai come in questo periodo dell’anno, si esce fuori dalle convenzioni, utilizzando maschere e costumi per apparire agli altri con un’identità differente dalla solita, un modo per evadere dal consueto, rompendo gli schemi che la società impone.
La storia del Carnevale
Le prime notizie storiche sul Carnevale in Sicilia, risalgono ai primi anni del 1600, il primo carro allegorico allestito fu proprio a Palermo, era il 3 Marzo 1601 e raffigurava il dio Nettuno con intorno alcune sirene che danzavano. Si poteva assistere inoltre alla danza degli “schiavi” dove i partecipanti, camuffati appunto da schiavi, ballavano per le strade al suono di antichi strumenti turchi come i tamburi, oppure alla danza dei “Balla-Virticchi” in cui i partecipanti si travestivano da pigmei e intrattenevano il popolo.
Col tempo si cominciò ad allestire un vero e proprio Carnevale, fu infatti il viceré di Ossuna a volerlo, si ebbe così un Carnevale degno di nota soprattutto per il folklore popolare. Rappresentazioni teatrali e commedie furono messe in piazza con maschere locali, e narravano di fatti realmente accaduti. Con l’entrata in scena di due fantocci raffiguranti “u nannu e a nanna”, si dava inizio alla farsa. Le due maschere, in un primo momento sfilavano su un cocchio per le vie della città, fra l’ilarità della gente, finivano poi per subire un regolare processo fra battute pungenti e rime salate, giocando con parole dette e non dette spesso fraintese. Alla fine venivano puntualmente condannati a morte e quindi bruciati davanti allo stupore e alla soddisfazione dei presenti, (a vampa d’u’ nannu e d’a nanna), concludendo simbolicamente i festeggiamenti.
Nel 1700 le celebrazioni del Carnevale divennero più fastose sia per le strade che all’interno dei palazzi nobiliari. Tutte le vie cittadine erano teatro di festeggiamenti, ma soprattutto le vie principali del Cassaro e la strada Nuova (oggi Corso V. Emanuele e via Maqueda) dove si svolgevano le “carrozzate” ovvero le sfilate delle carrozze patronali con a bordo i nobili del luogo che amavano vivere la festa in prima persona. Anno dopo anno, i festeggiamenti assunsero fasti inusitati, la partecipazione del ceto nobiliare si intensificò, raggiungendo il culmine nel celebre carnevale del 1802, a cui partecipò persino Ferdinando di Borbone. Il popolino invece continuò la celebrazione dei “nanni” che finiva con l’abbuffata di salsiccia e vino. Ancora oggi in alcuni quartieri, come Ballarò, la figura “du’ nannu”, seduta ad un balcone attende la sua ” vampa ” come nell’antico carnevale palermitano.
Il Carnevale in cucina
Ovviamente non manca la tradizione gastronomica legata al Carnevale, l’esuberanza culinaria è infatti un evidente indizio di eccesso di questa ricorrenza. Soprattutto la settimana che precede la Quaresima, si gustano spesso prelibatezze salate, come per esempio la “vampasciuscia” con ragù di maiale e ricotta fresca e dolci più o meno elaborati come le chiacchiere, la pignoccata o le sfingi di carnevale.
VAMPASCIUSCIA con ragù e ricotta
Il nome “vampasciuscia” si riferisce a un tipo di pasta specifico, la margherita, che per il suo bordo ondulato un tempo veniva paragonato alle ali delle farfalle, (vampasciuscia è il termine dialettale ormai in disuso usato come sinonimo di farfalle) questo piatto è talmente godereccio che sembra” volare in pancia”, lasciando i commensali col desiderio di mangiarne ancora.
TEMPO | PORZIONI | DIFFICOLTA’ |
20′ | Facile |
INGREDIENTI | |
---|---|
350 g di pasta margherita | |
250 g di tritato di maiale | |
4 nodi di salsiccia | |
salsa di pomodoro | |
cipolla | |
carota | |
sedano | |
vino bianco | |
sale | |
peperoncino | |
olio extravergine di oliva | |
ricotta fresca |
Ecco come fare…
Tritate finemente la cipolla, la carota e il sedano e metteteli a rosolare in una casseruola con dell’olio e peperoncino per qualche minuto.
Aggiungete la carne macinata e la salsiccia a cui avrete tolto il budello, e fate insaporire mescolando per 5 minuti circa.
Bagnate con il vino e quando sarà evaporato, aggiungete la salsa di pomodoro, aggiustate di sale e lasciate cuocere a fuoco basso mescolando di tanto in tanto.
Portate a bollore dell’acqua salata nella quale cuocerete la pasta, e appena al dente, scolatela.
Conditela con il ragù e servitela cosparsa di ricotta fresca.
Maria Floriti
E’ un dolce che si prepara a Palermo in occasione del Carnevale. La forma caratteristica di questa leccornia gli da il nome di pignoccata perché nella preparazione finale, quando si assembla a mucchietti, ricorda una pigna.
TEMPO | PORZIONI | DIFFICOLTA’ |
30′ | Media |
INGREDIENTI | |
---|---|
500 g farina | |
5 uova | |
200 g zucchero | |
Scorza grattugiata di un’ arancia | |
100 g di miele | |
100 g di diavoletti colorati | |
mandorle tritate tostate |
Ecco come fare…
Impastate la farina con le uova, metà dello zucchero e la scorza d’arancia grattugiata.
Ricavate dei rotolini di pasta spessi circa un centimetro e tagliateli a pezzetti di mezzo centimetro.
Friggeteli in olio caldo e non appena dorati scolateli e metteteli a sgocciolare su carta assorbente.
Versate il rimanente zucchero in un tegame e unite il miele aggiungete l’acqua e mettetelo sul fuoco fino a farlo sciogliere.
Togliete dal fuoco e immergete le palline di pasta fritte, amalgamate bene.
Ungete d’olio un vassoio, formate dei mucchietti di pignoccata aiutandovi con un cucchiaio e cospargete a pioggia i diavoletti colorati e le mandorle.
Lasciate raffreddare e servire.
Maria Floriti
Fra i dolci di Carnevale non possono assolutamente mancare le chiacchiere. Tra l’altro si possono preparare con pochi ingredienti e in maniera veramente veloce, per la gioia dei più golosi.
Le origini delle chiacchiere sono antichissime, pare infatti che fossero già diffuse ai tempi dei romani, che erano soliti preparare dei dolci fritti nel grasso di maiale per festeggiare i “saturnali”, (festività corrispondenti all’odierno carnevale). Tali dolci avevano il nome generico di frictilia e, durante i festeggiamenti venivano distribuiti alla folla che in massa si riversava per le strade. Grazie alla facilità di preparazione era possibile cuocerne grandi quantità in poco tempo così da contentare tutti.
TEMPO | PORZIONI | DIFFICOLTA’ |
40′ | Media |
INGREDIENTI | |
---|---|
500 g di farina 00 | |
40 g zucchero | |
75 g di burro | |
2 tuorli | |
1 bicchiere vino bianco frizzante | |
un pizzico di sale | |
1/2 cucchiaino di lievito | |
olio di semi di girasole per friggere |
Ecco come fare…
Su una spianatoia mescolare la farina con lo zucchero, il sale, e il lievito, aggiungere il burro ammorbidito e i tuorli e amalgamate tutto aggiungendo un pò alla volta il vino.
Impastare fino ad ottenere una pasta liscia che farete riposare per circa mezz’ora.
Trascorso questo tempo tirate con il mattarello una sfoglia sottilissima e tagliatela in tanti rettangoli o nelle forme che preferite.
Friggetele in olio bollente fino a che saranno dorate in maniera uniforme. Scolatele e appoggiatele sulla carta da cucina.
Una volta raffreddate cospargetele con lo zucchero a velo e servite.
Maria Floriti
Dolce fritto, tipico della cucina siciliana, le “Sfingi” o “Sfinci” sono piccole e soffici palline di pasta lievitata e fritti in olio bollente, preparate per tradizione, per Carnevale, ma, ovviamente, ottime sempre,
Il loro nome sembra derivare dal latino “spongia”, o dall’arabo “isfanǧ”, ovvero “spugna”, proprio per la sua natura soffice e spugnosa.
TEMPO | PORZIONI | DIFFICOLTA’ |
90′ | Media |
INGREDIENTI | |
---|---|
500 g di farina 00 | |
350 g di acqua | |
15 g di lievito | |
zucchero q.b | |
olio | |
miele | |
olio di semi di arachidi |
Ecco come fare…
Per preparare la pasta mescolate bene 500 g di acqua tiepida con 350 g di farina setacciata, fatta cadere piano piano, unite 15 g di lievito di birra, precedentemente disciolto in un po’ d’acqua tiepida, un cucchiaio d’olio e uno di miele.
Adesso abbiate cura di amalgamare bene il tutto fino a ottenere un impasto abbastanza fluido, aggiungete un pizzico di sale, coprite il recipiente lasciando lievitare per un’ora al caldo.
Friggete l’impasto a cucchiaiate, aiutandovi con due cucchiai fate scivolare poche porzioni di impasto direttamente nell’olio bollente e cuocete per 3-4 minuti rigirandole per farle dorare e gonfiare completamente.
Tirate fuori la pasta fritta dall’olio e lasciate scolare su carta assorbente e mentre è ancora calda, passatela in una ciotola con zucchero e cannella.
Servire ancora tiepide.
Buon appetito!
Maria Floriti
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I Proverbi di carnevale
“cannalivari tutti li festi fa turnari”
“doppu li tri re, tutti olè”
“lu joviri di li cummari cu ‘un avi dinari s’impigna lu falari”
“lu joviri di li parenti cu ‘un avi dinari si summa li denti”
Lu joviri di lu zuppiddu cu’ ‘un si cammarra è peggiu pi iddu”
Leggi tutti i proverbi siciliani: “Chista a sai?”: proverbi siciliani