L’antichissima storia della chiesa di S. Giorgio in Kemonia

La storia antichissima di un complesso sacro che risale al IV secolo dopo Cristo oggi diventata la Parrocchia di S. Giuseppe Cafasso di Palermo

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Precorrendo la via Benedettini, quasi di fronte all’Ospedale dei Bambini si affaccia una chiesa dal prospetto imponente: è la chiesa parrocchiale di S. Giuseppe Cafasso, sorta nel XVIII secolo inglobando la più antica chiesa di S. Giorgio in Kemonia di cui è rimasto solo un ricordo negli appassionati di storia della Palermo di una volta. Una storia antichissima in questo caso, perché risale addirittura al IV secolo d.C. quando la città era ancora cinta dalle mura puniche!
Andiamo a scoprirla…

Chiesa di S. Giuseppe Cafasso già S. Giorgio in Kemonia foto by Effems via wikimedia commons con licenza CC BY-SA 4.0

La storia antichissima della chiesa di S. Giorgio in Kemonia

Siamo fuori le mura della città antica di Palermo, quando il fiume Kemonia ne delimitava il confine meridionale scorrendo accanto a quello che era ancora “il palazzo Reale” (sarebbe diventato “palazzo dei Normanni” solo 700 anni dopo!). In questo luogo è testimoniata l’esistenza di grotte dove si celebravano culti cristiani: tra queste la chiesetta ipogea dedicata a San Mercurio, nei pressi di una sorgente, ed una piccola chiesetta del IV secolo d. C poche decine di metri più sopra, proprio nei pressi dello spazio dove al tempo dei Normanni sarebbe sorto un convento dedicato a S. Ermete, diventato il monastero benedettino di san Giovanni degli Eremiti.  

Della primissima chiesetta del IV secolo non abbiamo altre informazioni giacché nulla è rimasto dopo la dominazione araba che trasformò in moschee diversi luoghi di culto della zona. Durante la dominazione normanna, la chiesa venne riedificata e dedicata a S. Giorgio, santo molto caro ai Principi normanni, e l’area di cui faceva parte la chiesa fu circondata da mura e così l’edificio si ritrovò all’interno della città: era nata la chiesa di S. Giorgio in Kemonia!

Il complesso della chiesa, insieme ad un piccolo monastero, venne affidato ai monaci basiliano greci, e nei suoi pressi fu impiantato un cimitero per i notabili del vicino Palazzo Reale.

Purtroppo, dell’architettura di questa chiesa sappiamo ben poco perché la ricostruzione del secoli successivi avrebbe cancellato ogni segno preesistente.
Da piccoli indizi si ipotizza che l’edificio doveva essere più piccolo dell’attuale, all’incirca come la chiesa dell’adiacente san Giovanni degli Eremiti, l’ingresso secondo i criteri delle chiese bizantine, a ovest e l’abside ad est. Dal punto di vista architettonico, secondo alcuni segni superstiti, la costruzione poteva assomigliare alla chiesa di San Cataldo in piazza Bellini.

Dal 1307, abbandonata dai monaci basiliani, la chiesa con l’annesso monastero fu concessa ai monaci cistercensi di santa Maria di Altofonte come Gancia per il ricovero dei monaci durante la loro permanenza in città.
Cominciarono da questo momento le prime modifiche all’impianto, culminate nel secolo successivo quando fu fondata una Confraternita di cui il Santo era patrono. L’ingresso principale della chiesa venne ribaltato in modo da affacciare nella via dei Benedettini più a contatto con il quartiere dell’Albergheria: la primitiva porta principale venne murata e nello spazio fu ricavata una nicchia per collocare un simulacro di san Giorgio.

Le trasformazioni del XVI secolo fino alla chiesa attuale

Campanile della chiesa di S. Giorgio in Kemonia

A partire dalla seconda metà del Cinquecento iniziarono una serie di trasformazioni di questa area della città che coinvolsero inevitabilmente anche il complesso monastico. Per le continue inondazioni del fiume Kemonia che procuravano danni notevoli, il suo corso venne deviato nel fiume Oreto, liberando così lo spazio dal Palazzo Reale alla chiesa, fino alle mura normanne che contestualmente venivano fortificate con la costruzione dei bastioni.

Da quel momento il quartiere dell’Albergheria cominciò ad essere sempre più abitato, mentre nuove costruzioni sorgevano nell’area liberata: nel 1557, sulla vecchia chiesetta sotterranea, veniva edificato l’Oratorio di San Mercurio, nel 1620 la chiesa della Madonna dell’Itria o della Pinta sostituiva l’edificio omonimo abbattuto per aprire la Porta di Castro. Sul fronte opposto della strada sempre nel XVII secolo sorgevano prima la chiesa ed il Convento dell’Annunziata e poi il reclusorio femminile noto come “ritiro delle Zingare”.  

La chiesa di S. Giorgio in Kemonia, con l’annesso monastero, nel 1745 passò alla tutela dei monaci Olivetani che provenivano dal dismesso convento di Santa Maria dello Spasimo, i quali affidarono all’architetto del Senato Nicolò Palma il compito di riedificare di tutto punto il monastero e la chiesa, che venne intitolata a Santa Maria dello Spasimo in S. Giorgio in Kemonia.
I lavori di ricostruzione, iniziati nel 1769, non erano terminati quando un regio decreto del 1783 sequestrava tutti i beni dei benedettini Bianchi della Sicilia che furono costretti ad allontanarsi. Rientrati pochi anni dopo, rimasero fino al tempo della confisca dei beni ecclesiastici del 1866. Il monastero venne requisito mentre la chiesa rimase aperta al culto fino ad essere trasformata in parrocchia nel 1956 e intitolata al Santo piemontese Giuseppe Cafasso, canonizzato da Pio XII nel 1947 e noto per l’aiuto offerto ai carcerati.

La chiesa di S. Giorgio in Kemonia come appare oggi

La facciata della chiesa si apre in via dei Benedettini, proprio di fronte alla via Mongitore, con una breve scalinata che conduce dalla cancellata all’ingresso del tempio. Il prospetto in pietra di intaglio, è rimasto incompiuto, come si vede dalla mancanza dei dettagli dei capitelli, delle volute ed altri particolari lasciati grezzi. 

È in stile tardo barocco, suddiviso in due ordini da un cornicione poco aggettante: al primo ordine, tre coppie di paraste suddividono il portale, mentre due colonne con timpano ad archi spezzati sovrapposti lo delimitano. Il secondo ordine presenta due coppie di paraste che incorniciano un finestrone centrale, con volute che raccordano i due livelli. 

Un originale campanile con eleganti pire di pietra sulla sommità, si erge sul fianco destro, offrendo una splendida vista sulla città. 

L’interno della chiesa è in stile neoclassico

San Giorgio in Kemonia oggi interno

L’interno è caratterizzato da una distribuzione originale degli spazi e una ricca decorazione di stucchi dorati. Superato un soppalco novecentesco posto subito dopo l’ingresso, ci si ritrova nell’unica navata da cui si aprono sei cappelle semicircolari. 

In fondo, dopo un transetto curvo con cappelle laterali poco profonde, si apre un’ampia abside a emiciclo. La cupola è bassa ma è valorizzata da una prospettiva dipinta che simula quattro finestre e una balaustra con vasi di fiori. La prospettiva continua sul soffitto con riquadri raffiguranti un cielo nuvoloso. 

Lateralmente, sopra le lunette si aprono delle  finestre che diffondono una luce uniforme all’interno della chiesa, ad eccezione del fianco sinistro della navata, quello rivolto verso il monastero, in cui le finestre sono solamente dipinte. 

Non ci sono opere artistiche particolarmente notevoli, le principali sono un crocifisso di Giuseppe Marabitti con un reliquiario del Settecento e una copia raffaellesca dello Spasimo di Maria

Il monastero un tempo annesso alla chiesa di S. Giorgio in Kemonia

Adiacente alla chiesa si vede l’imponente facciata di quello che fu il monastero annesso al luogo di culto. Dal punto di vista architettonico, anche questa opera è stata rifondata dal Palma nel XVIII secolo.

Si presenta con un fronte unico che collega la chiesa ai resti della Porta Mazara, con un susseguirsi di finestre a distanze differenti e l’ingresso monumentale proprio accanto al portale della chiesa.

Quando era ancora affidato alla cura dei monaci, il monastero presentava nel suo retro uno splendido giardino che sopperiva alla mancanza di un chiostro. A detta di Gaspare Palermo, una monumentale scala in marmo rosso e fregi in marmo bianco immetteva nel monastero.

Dopo la soppressione degli ordini religiosi nel 1866, il monastero è stato requisito dallo Stato e adibito ad alloggi militari, destinazione ancora in atto. 

La chiesa si trova in Via dei Benedettini, 16 Palermo Tel:
351 652 5990 – 0916518223 – 0913822777 – 091 5083640

Orario delle messe domenicali: ore 10:00 – ore 11:30

Saverio Schirò

Fonti per approfondire

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Saverio Schirò
Saverio Schiròhttps://gruppo3millennio.altervista.org/
Appassionato di Scienza, di Arte, di Teologia e di tutto ciò che è espressione della genialità umana.

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